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Storie di vita

Storie di vita

Anna (Ucraina)

Mio marito pensava che sarebbe riuscito a tornare a casa una volta che ci avesse accompagnati alla frontiera, ma cosi non è andata perche il 5 marzo i russi sono entrati a Irpin.

Il viaggio verso la frontiera polacca è stato molto difficile e pieno di lacrime, due volte i militari ucraini ci hanno fatto tornare indietro in quei punti che erano troppo pericolosi, lungo la tangenziale di Zhytomyr abbiamo visto molte macchine incendiate, cadaveri per terra sui ponti, dovevo chiudere gli occhi di mia figlia di 7 anni. Siamo partiti all’ultimo momento possibile perché il giorno dopo i russi hanno accerchiato la zona di Irpin e Bucha, mio marito ha avuto come un sesto senso per farci partire in quel momento, in 15 minuti. In auto c’era poco spazio, mia figlia di 7 anni ha voluto portare via solo un piccolo marsupio, nessun giocattolo o libro, non capiva per niente cosa stava succedendo. La cosa importante per noi era superare l’anello tangenziale di Zhytomyr. Il figlio maggiore è riuscito a partire con una giacca di pelle. Mentre viaggiavamo mi sono ricordata di una ex collega che abitava in un piccola città, che era vicino a dove passavamo, chiamandola ci ha trovato un posto dove passare la notte presso un rifugio. Il 4 mattina siamo partiti per Kamianets -Podilsky, città dell’ovest del paese. Ci hanno accolto in uno studentato e lì siamo stati 2 notti.

Durante questi primi giorni nel rifugio temporaneo vivevo ancora in una bolla dove tutto questo non sembrava vero. Il rifugio era pienissimo di persone da tutte le città del paese, i suoni che ricordo sono le urla di coloro che sentivano il nome della propria città nominato in televisione. Sono stati due giorni sempre al telefono con amici e parenti per sapere dove fossero finiti e se stessero in un posto sicuro, due giorni attaccati alla televisione, io che la televisione la vedevo solo per il concerto di Capodanno.

Alla frontiera con la Polonia abbiamo trovato la fila di 10 km, le altre macchine in fila erano lì da 2 giorni, da subito abbiamo capito che con i bambini non saremmo riusciti a passare, quindi decidiamo di passare a piedi. Abbiamo lasciato la macchina in mezzo a un campo e dopo circa 3 ore eravamo alla frontiera. Ricordo che lungo la strada c’erano contenitori di ferro alti, con del fuoco acceso come nei film, persone che riposavano, che mangiavano, e noi che passavamo a piedi oltre. Ogni tanto ci fermavamo per scaldarci vicino a questi falò.

Siamo arrivati alla frontiera che c’era ancora la luce del sole e siamo riusciti a passare con la luce del giorno dopo. Non so dire quante ore erano passate, il tempo in questi momenti passa in modo strano.

Dire che siamo grati ai polacchi è dire niente, coperte, giocattoli, cibo caldo , bevande, c’era così tanta gente che non so trasmetterlo, più folla di un treno della metro all’ora di punta, per quanto gente c’era mia figlia ha dormito in piedi per tutta la notte, incastrata in mezzo alle altre persone. La frontiera era molto piccola e molto piena, gli autobus non bastavano per tutti, mia cugina Olga si è messa in contatto con dei volontari di Katowice e ci hanno accompagnato in un ostello.

Mio marito, Olga e suo marito non hanno lasciato il paese con noi, sono tornati indietro alla macchina e sono ripartiti verso Kaminets Podilsky.

Alle 12 del giorno dopo gli stessi volontari ci hanno portato alla stazione di Cracovia, e lì siamo stati fino a mezzanotte; tutto il giorno i polacchi ci hanno dato cibo, ci hanno comprato i biglietti per l’autobus per l’Italia, non siamo mai stati soli.

Vedere a Roma delle bandiere ucraine ci ha fatto sentire tantissimo calore da parte degli italiani nonostante la stanchezza di ormai non ricordo più quanti giorni di viaggio.

Ripeto che dire che siamo grati è dire nulla, nella notte quando siamo arrivati a Perugia ci hanno trovato un alloggio per 2 notti dove i volontari ci hanno offerto cibo, nel cuore della notte. Il giorno dopo ci siamo svegliati con il sole e il caldo dell’Italia, mentre noi con giacconi invernali. Anche in questi momenti mi sembrava che nulla di quello che stava accadendo fosse vero.

Abbiamo lasciato il paese per mettere in sicurezza i nostri figli e non abbiamo parenti nell’ovest dell’Ucraina dove arrivano molto profughi interni perché veniamo da Donetsk. Molti sono partiti per la Polonia, a me sembrava troppo vicino e troppo pericoloso, ancora troppo vicino alla Russia, mentre l’Italia è molto più lontana, inoltre vicino a Perugia vive mia zia.

Io non volevo partire, volevo solo mandare via mia madre. Con mio marito abbiamo già passato tutto questo nel 2014, ma eravamo insieme e abbiamo ricostruito una vita insieme, mio marito diceva che se fosse ricapitato non ce l'avrebbe fatta, e invece sì. 

Sono enormemente grata per il sostegno che la nostra famiglia sta ricevendo, e per l’aiuto che l’Italia sta dando a tutti i cittadini ucraini.

Non possiamo avere nessun tipo di progetto futuro finché non finisce questa guerra. Non vedo come i nostri figli possano ricevere un’istruzione valida, ieri con mia figlia seguivamo le lezioni della scuola ucraina a distanza quando sono partite le sirene antiaereo e la lezione è stata sospesa, con una didattica per niente costante ho paura possa imparare molto poco.

Per noi la cosa più importate è l’istruzione dei figli. Vogliamo tornare a casa, speriamo che finisca il prima possibile, che l’Ucraina vinca questa guerra e che potremo ricostruire il paese.

Non sono disposta a dare un altro figlio alla guerra, l’altro figlio è a Kyiv, è maggiorenne, ha 21 anni, quindi non ha potuto lasciare il paese. Mentre studia non può essere chiamato alle armi, poi non so cosa succederà. Studia investigazione finanziaria, e in parallelo ha anche frequentato un corso di laurea in scienze militari, ora mi chiedo se abbiamo fatto bene a fargli prendere la doppia laurea visto che potrebbe essere chiamato ad arruolarsi perché inquadrato come militare.

Ai bambini piace qui, il grande inizia a parlare in italiano, la figlia piccola invece ha più difficoltà ancora.

Non possiamo pianificare nulla finché non finisce tutto, abbiamo già passato questo due volte non posso tornare indietro e mettere in pericolo i miei figli. Mio marito lamenta che c’è poco lavoro, soprattutto per i liberi professionisti, per i dipendenti pubblici o non c’è lavoro o non ci sono i soldi per pagare. Mio marito mi ripete che non ha senso per noi tornare, anche nelle città più vicine all’Europa ci sono sirene antiaereo quasi tutti i giorni, per i miei figli stare lontano da lì con la speranza che ricevano un’istruzione è l’unica possibilità.

Crediamo al 100 % che l’Ucraina vincerà questa guerra, anche se dovesse cambiare governo la gente non dimenticherà e non perdonerà mai quello che ci viene fatto ogni giorno, tutti i bambini morti per mano russa. Se fossimo rimasti a Irpin non so come sarebbe andata, il nostro palazzo ha avuto 18 colpi di artiglieria, diverse case sono state saccheggiate.

Mio marito, appena Irpin è stata liberata, è tornato a casa insieme ad altri uomini del nostro quartiere per difendere le case. Chiudevano le case che sono state aperte dai russi, hanno lavorato insieme alle forze dell’ordine per documentare tutto. Le nostre due macchine sono state rastrellate, i russi facevano cose senza una logica militare. Sul mio esempio personale posso dire che non è possibile avere nei confronti dei russi un atteggiamento positivo in nessun senso.

 Nella nostra casa sono state distrutte tutte le finestre a causa degli attacchi che hanno colpito gli altri appartamenti del palazzo, e nei giorni prima della liberazione di Irpin tutti i mobili che erano rimasti, compresi i tappeti, si sono ammuffiti, cosi come i muri.

Qui vorrei molto rendermi utile, vorrei avere un lavoro, anche per ringraziare le persone che ci stanno aiutando. Ci sentiamo molto grati perché riceviamo molto sostegno ogni giorno da parte di tutte le persone che ci aiutano costantemente, da soli riusciremmo a fare molto poco.

Nel gruppo condominiale di casa nostra fanno raccolte fondi per iniziare a ricostruire il palazzo, gli ucraini non si perdono d’animo, tutti credono nel meglio, non staremo in ginocchio ad inchinarci davanti a quel pazzo. Lo spirito giusto è molto importante in questo momento per riuscire ad andare avanti nel periodo nero che il mio popolo sta vivendo.